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Come coltivare il bambù gigante

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Le origini del bambù sono relative alle regioni tropicali e sub-tropicali, per lo più Estremo Oriente, anche se ritroviamo specie spontanee anche in Africa, Oceania e America. È possibile però trovare piante di bambù anche a latitudini temperate.

È in Cina che il bambù si è meglio sviluppato e il cui uso ha generato oggetti di uso quotidiano fin dagli albori dell’umanità. Ancora oggi, la specie più coltivata e più presente in Cina è il Moso, che copre circa 3 milioni di ettari del territorio.

Delle circa 1.500 varietà di bambù che si trovano nel pianeta, è facile sostenere che il Moso, noto anche come Phyllostachys Edulis o Pubescens, sia una delle più importanti. Questa specie ben si adatta al territorio italiano con inverni rigidi ad alto tasso di umidità e poca esposizione al vento. Viene spesso ricordato assieme al Phyllostachys Bambusoides, detto Madake, indicato per zone italiane con estati calde, secche ed esposte al vento.

PERCHÉ SI COLTIVA IL BAMBÙ GIGANTE?

Il bambù gigante Moso produce un fusto dal legno di maggiore qualità, superando in durezza e resistenza molti legni pregiati. Ha la capacità di assorbire la Co2 a livelli superiori ad una foresta tradizionale e può contribuire alla realizzazione di migliaia di applicazioni industriali e manifatturiere. I rapidi tempi di crescita e la costante riproduzione lo rendono una fonte produttiva di materia prima a ciclo continuo.

COLTIVARE IL BAMBÙ: SCELTA DEL TERRENO

In linea generale il bambù gigante, come il Moso, necessita di un terreno soleggiato di un clima temperato, di abbondante accesso all’acqua e un ampio spazio per lo sviluppo del bambuseto. Per stabilire il livello di idoneità di un terreno effettuiamo preventivamente analisi geologiche, chimico fisiche e bioelettroniche. Elementi pregiudiziali possono essere le temperature invernali troppo rigide, la mancanza di acqua per l’irrigazione, i possibili allagamenti del terreno. 

LA PIANTUMAZIONE DEL BAMBÙ

In un impianto di coltivazione di bambù le qualità delle fondamenta sono indispensabili per garantire un risultato di qualità. Si parte da uno studio di fattibilità basato su analisi bioelettroniche e chimico fisiche, del terreno, a cui nel caso vengono fatte seguire anche analisi geologiche. Segue una relazione atta a stabilire come ottenere la perfetta idoneità del terreno in termine di lavorazioni e di arricchimento. Le fasi successive prevedono lo studio di impianto, il piano operativo di realizzazione e di conduzione con l’ausilio di tecnologie satellitari.

LO SVILUPPO DI UN BAMBUSETO

Un neonato, si sa, ha bisogno di continua assistenza. Un bambino un po’ meno, perché ha cominciato a sviluppare una certa autonomia, che pian piano crescerà con il passare degli anni, fino a renderlo un adulto indipendente. Allo stesso modo, possiamo raccontare il percorso di vita di una coltivazione di bambù. Va assistito con estrema cura nei primi mesi e con costante attenzione nei primi anni, ma arriverà il momento in cui l’impianto diventerà indipendente, trasformandosi in una foresta che ogni anno produrrà centinaia di tonnellate di materiale per ogni ettaro piantato.

Il rizoma del bambù gigante vegeta nei primi 30/40cm del terreno, a volte alcune parti ne fuoriescono per aumentare il carico di ossigeno. Crea una rete a 360 gradi intorno al ceppo madre, moltiplicandosi continuamente e ogni primavera genera nuovi culmi/canne, che raggiungono la loro altezza massima in circa 60 giorni.

LA CONDUZIONE DI UN BAMBUSETO

Non si può lasciare spazio ad improvvisazione sulla concimazione e sulla irrigazione, sono disponibili tecnologie di monitoraggio dello stato di salute dell’impianto basate sulle rilevazioni satellitari.

Al fine di permettere alle piante di bambù gigante di espandersi e svilupparsi al meglio, è necessario che per i primi 3 anni si lascino nel campo tutti i culmi e i germogli. Ogni anno, la pianta aumenterà la sua estensione in maniera esponenziale e, conseguentemente, aumenteranno anche i nuovi culmi e, in relazione, anche la sua dimensione.

Per questo, a partire dal quarto anno si effettuano sfalci di assestamento, ovvero il taglio delle prime canne prodotte nel campo, che risulteranno più piccole a quelle nate in seguito al raggiungimento della maturità delle piante, la quali inizieranno a sostituire le canne tagliate con nuovi culmi di maggiori dimensioni.

In questo modo, intorno al quinto anno di vita del bambuseto, si potranno raccogliere le prime canne, per giungere poi progressivamente a piena maturazione.

MATURITA’ DEL BAMBUSETO

Al decimo anno la foresta di bambù correttamente condotta è da considerarsi a regime. Tuttavia, negli anni successivi progredirà ancora nelle produzioni grazie ad un continuo incremento delle altezze e dei diametri dei culmi.

La vita media di un bambuseto si avvicina ai 100 anni. Ogni ettaro produrrà quindi migliaia di tonnellate di materia, con poche esigenze di manutenzione. Ciò garantirà ad avere aria più pulita, ambienti sani per la fauna locale, rigenerazione dei terreni ed altri numerosi benefici ambientali, oltre a quelli economici di cui potranno beneficiare non solo chi ha sostenuto l’avvio del bambuseto, ma anche le generazioni successive.

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